Tecniche variate, disponibilità espressiva per una poetica di un reale trasgressivo, come le varie sue opere ci testimoniano: è l’artista Tonina Asci, abruzzese. Osservando i suoi dipinti e le chine cogliamo quel senso di indefinito segnico che struttura le varie tematiche, siano esse mitologiche o naturalistiche; avvertiamo come, ad esempio una china di cui ci sfugge il titolo, antropomorfa, ma non tanto da non confondersi con l’organico vegetale, abbia la grazia di un racconto sintattico ove i segni forti e leggeri s’alternano verticalmente, così come gli spazi bianchi e neri, ma in un iconografico (e percettivo) che tiene ben conto del contesto modulando con ampi vuoti il coacervo dei pieni, che è poi il soggetto irreale che si prefigge… La Asci quando tratteggia paesaggi sembra come prendere le distanze dalla pedissequità realistica, accenna più che costruire, schizza colori e disegni in un mare di bianco spazio che quasi aria pare e le cose s’inleggerano, ma insieme indugiano a sfarsi, a diventare informali, tali che l’ambiguità iconografica si fonde con quella iconologica…