E, viva il cielo, sarebbe proprio inutile un lungo escursus critico, sarebbe di troppo un voler tradurre in parole il coacervo di contenuti delle opere di questa giovane, realtà del panorama artistico ma, tant’è, è un tale piacere gustare i profondi significati che Tonina Asci ci propone che, come Pantagruel nei confronti di un arrosto, anche io con lo stesso “gusto” mi accingo a discutere queste opere. Quello che prima di ogni altra cosa mi ha colpito nella analisi svolta di questi pezzi è stato l’estremo rigore compositivo, l’estrema purezza dei segni, la concentrazione dei concetti nel supremo rifiuto del superfluo e del ripetitivo: è la concentrazione di tutto un lungo discorso in un breve periodo “narrativo” che riesce così ad essere immediato ed estremamente vigoroso. E’ molto difficile affidare un contenuto denso a pochi tratti, è un comportamento artistico che non è certamente scevro da rischi: infatti se i tratti sono pochi ed essenziali e le corposità date dalle cromie e dagli accostamenti di sfumature ridotte, come si suol dire, all’osso basta la minima incertezza, il minimo errore di calcolo a vanificare il desiderio realizzativo. Tonina Asci tutto questo lo sa e ben conscia dei rischi, affronta, consapevole delle proprie capacità, questo impervio modus pittorico…